Inizialmente San Vincenzo era una semplice aula rettangolare con tetto a capanna, due porte (oltre alla principale, un ingresso secondario da nord) e due finestre verso sud.
La navata era quasi completamente affrescata, con teorie di santi e altre figure sacre compresi in riquadri che probabilmente scandivano le giornate di lavoro. Concludeva l’opera una bellissima cornice affrescata posta tra le capriate della copertura originaria ancora visibile oggi per gran parte del perimetro dell’aula.
Studi recenti datano gli affreschi della navata tra il 1335 e il 1340 e ipotizzano che l’autore sia il cosiddetto Maestro di San Lorenzo, che operò a Vicenza in quegli anni (chiese di S. Lorenzo e S. Agostino) anche al soldo della famiglia Thiene e le cui opere vicentine mostrano varie analogie con gli affreschi thienesi. Pesantemente danneggiati dall’umidità e restaurati in più momenti, denunciano chiaramente l’influenza stilistica di Giotto (che dipinse la Cappella degli Scrovegni nei primi anni del 1300) soprattutto nella dolcezza degli occhi dei Santi, nella accesa policromia, nei panneggi degli abiti, anche se mancano totalmente gli sfondi prospettici che caratterizzano l’opera giottesca.
Interno
Interno visto dal presbiterio
Partendo dalla facciata sud, a destra dell’ingresso, troviamo
Madonna in trono
Teoria di santi
Da notare che l’affresco fu rovinato dall’apertura della porta a sud. A conclusione della facciata, in due riquadri sovrapposti, abbiamo
La facciata a est doveva contenere gli Apostoli, ma fu abbattuta, come vedremo in seguito, e rimane solamente, a sinistra dell’arco, un riquadro con San Pietro e San Giacomo in una sontuosa cornice a girali vegetali.
San Pietro e San Giacomo
La facciata a nord, partendo dal presbiterio, presenta un riquadro con cornice a rombetti con una teoria di figura quasi illeggibili, ma si riconoscono:
Sotto al riquadro c’è una teoria di quadrati dipinti a imitazione del marmo.
San Michele Arcangelo che tiene una bilancia e infilza il drago
Nel sec. XV° la parete di fondo fu abbattuta per realizzare il presbiterio, la piccola sacrestia col campanile, e la parte più antica della canonica (dal 1379 l’oratorio viene riconosciuto come edificio di culto).
Il presbiterio, quadrato e con volta a crociera, fu interamente ricoperto di affreschi dove si apprezza la comparsa della prospettiva anche se non ancora in forma matura:
I dipinti della volta e delle lunette sono attribuiti a Giovanni Badile, pittore tardogotico veronese, la cui attività a Vicenza è stata documentata negli anni tra il 1418 e il 1433.
Era allievo del più famoso Michelino da Besozzo (che decorò la cappella funeraria dei Thiene nella basilica di S. Corona) cui sono attribuiti gli affreschi della parte basamentale del presbiterio: a sinistra dell’altare è ancora riconoscibile un S. Giacomo Maggiore con un altro santo, a destra un altro S. Bartolomeo nell’atto di parlare con un altro santo.
Anche l’arco ogivale che immette nell’aula fu rifinito con una cornice a motivo floreale, mentre nello spessore del muro furono dipinti i volti dei quattro grandi primi dottori della Chiesa: Ambrogio, Gerolamo, Agostino e Gregorio Magno.
La sacrestia, con volta a botte ribassata, aveva un’apertura ad arco verso il presbiterio dalla quale probabilmente i signori Thiene potevano assistere alle funzioni.
Il campanile, di forma quadrata e realizzato in mattoni faccia a vista, ha la cella campanaria con quattro archi a tutto sesto, rifinita da una cornice ad archetti sporgenti. Il tetto è conico, concluso da una apposita pietra apicale.
In questo periodo
arch. Mariangela Barone
Note
(3) Per la sua caratteristica di “guerriero celeste” S. Michele è patrono di tutti i mestieri che usano la bilancia, come rappresentato anche nel dipinto a San Vincenzo.
Bibliografia e riferimenti
Mi sono riferita innanzi tutto al libro: AA.VV. “Chiesa di San Vincenzo in Thiene, 1333-1983”, Seghe di Velo d’Astico 1984, in cui vari autori locali, tra cui la sottoscritta, analizzano i vari aspetti storico artistici della chiesa e illustrano il restauro degli affreschi. Da leggere la traduzione in versi, a opera del compianto Don Giovanni Rossin, dei versi latini dell’Inno di Prudenzio che descrive la passione di San Vincenzo Martire.
L’inquadramento storico ha come riferimento l’ottimo e documentato saggio di Francesca Lomastro Tognato “L’età medioevale” in “Storia di Thiene”, vol 1°, Vicenza 1993.
L’attribuzione degli affreschi ai vari autori è nella tesi di laurea triennale di Vittoria Rossi, “San Vincenzo a Thiene e la pittura a Vicenza in età gotica”, Trento, a.a. 2007/2008.
La storia del Gioiello di Vicenza è visibile a questo link: http://www.antiqua.mi.it/A_Trevisan_Vicenza_apr2013.htm
Le mappe pubblicate provengono dall’Archivio Storico di Venezia, sezione Beni Inculti, e dalla Biblioteca Bertoliana di Vicenza.
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Ciao Mara, hai realizzato un lavoro encomiabile per qualità, riferimenti, analisi e contesti di cui mi congratulo e sento la necessità di ringraziarti per questa tua capacità di esprimerti con innata sensibilità che esprimi con modestia e prudenza.
Alberto Lorenzi.
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