Con questo termine si intende la dipendenza patologica dal gioco in genere e dal gioco d’azzardo in particolare.
Si può manifestare con qualunque gioco: lotto, superenalotto, video-poker, slot machine, gratta-e-vinci vari, giochi on-line, video-lottery e altri.
E’ solo un gioco si può dire.
Se fosse così non sarebbe un problema. Vediamone i vari aspetti.
Leggiamo sul sito del Ministero della Salute
Oltre che un problema psicofisico è un problema economico.
Cosa dire quando in provincia di Brescia si gioca così tanto che la somma pro capite è di 2.150 euro all’anno?
Le cifre si fanno imponenti se allarghiamo lo sguardo a tutta l’Italia.
Il gioco d’azzardo è cresciuto a ritmi elevatissimi e il fatturato del 2012 si è quasi quadruplicato dal 2004. Al 2012 la spesa è pari a 1.575 €/anno per ogni abitante, neonati compresi (1).
La cifra di 87,1 miliardi di euro di fatturato è imponente, per comprenderne la dimensione si può fare un confronto: la manovra finanziaria “lacrime e sangue di Monti” ammontava a 30 miliardi di euro, il gettito IMU per il 2013 ammonta presumibilmente a 23,3 mld €.
Il Italia il gioco d’azzardo è la terza industria per fatturato, viene dopo l’ENI, la Fiat e prima di tutte le altre, anche il numero dei dipendenti non è da poco: 120.000 persone ruotano attorno a questo settore.
Occorre anche dire che l’80% delle giocate viene ridistribuito ai giocatori (fonte: Presidenza del Consiglio, Dipartimento politiche antidroga), il che vuol dire che il profitto dei gestori del gioco d’azzardo al lordo delle tasse ha un saggio del 20%.
Insomma il gioco non è solo un gioco ma è un gigantesco prelievo di denaro dalle tasche dei cittadini a favore di alcune concessionarie che si occupano dei giochi, ditte il cui fatturato si gonfia anno dopo anno, non contribuiscono alla crescita del Prodotto Interno Lordo, semplicemente se ne appropriano e lo ridistribuiscono, i profitti in molti casi vanno all’estero come spieghiamo sotto.
Vediamo chi sono i primi dieci gestori del gioco in Italia.
In prima fila Lottomatica e Snai, le uniche totalmente made in Italy.
Le altre sono
Non si tratta di aziende che aspettano gli incassi, ma promuovono i loro “mercato”, nell’anno 2000 il solo gruppo SNAI ha investito “circa 7,2 milioni di Euro per cinque mesi di spot sulle reti Rai, Mediaset, Stream, Snai Sat e 120 emittenti locali collegate a Crai S.r.l.” (http://www.nuvole.it/arretrati/22/pdf/10a-D%27agati-Azzardo.pdf)
Alla mostra internazionale del gioco d’azzardo hanno fatto i conti (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/11/gioco-dazzardo-in-quale-paese-si-spende-di-piu/908394/). In Italia siamo sesti al mondo per dimensioni del gioco d’azzardo. Da noi la parte del leone la fanno le lotterie e le macchine da gioco.
Lo stato si trova in una situazione ambigua, da un lato promuove il gioco perché dalla sua tassazione ricava somme ingenti (7,9 miliardi di € nel 2012) dall’altro si trova a incentivare una modalità di gioco che sta provocando dipendenza e quindi costi che ricadono sugli enti pubblici.
Molti stigmatizzano il ruolo di uno stato che promuove il gioco d’azzardo.
E si potrebbe continuare …
Economisti però sottolineano che se lo Stato si ritirasse dal gioco d’azzardo lascerebbe spazio alle mafie e al gioco illegale.
Un bel problema.
Se lo Stato ci guadagna le regioni ci rimettono. Così si può sintetizzare il fatto che le regioni sono dalla parte opposta della barricata rispetto allo Stato. Infatti i benefici del gioco (tasse) vanno allo Stato, ma i costi delle dipendenze ricadono sul sistema sanitario cioè sulle regioni.
La spesa regionale per giochi d’azzardo è così ripartita.
Nel Veneto nel 2012 si sono spesi 5 miliardi di euro, cifra molto inferiore alla Lombardia, ma sufficiente a collocare la nostra regione al 5° posto.
Se però andiamo a studiare la spesa pro capite la nostra posizione in questa poco invidiabile graduatoria ci vede tra gli ultimi posti con “soli“ 1.004,25 euro/anno.
Ogni persona ricoverata in struttura protetta costa da 18.000 a 25.000 euro all’anno. Non è un caso se le regioni cominciano a promuovere leggi per contrastare la ludopatia.
Stanno promuovendo atti legislativi: la provincia di Bolzano, quella di Trento, l’Emilia Romagna, la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Abruzzo, anche il Veneto sta discutendo una legge in merito (2).
Diversamente dalle altre dipendenze, nella ludopatia sono le donne e gli anziani i soggetti più a rischio (3).
L’ipotesi è confermata da un’indagine da Fipac Confesercenti: il 23,7% delle persone tra i 65 e i 75 anni è interessata dal gioco d’azzardo e la spesa dei giocatori over 65 in Italia ammonta a una media di 3.200 €/anno per giocatore (266 €/mese).
I soldi vengono spesi prevalentemente in
A Piovene Rocchette non mancano le occasioni di imbattersi nel gioco. Ci sono 2 locali dedicati ai video giochi d’azzardo e altri almeno 9 locali che ospitano giochi d’azzardo.
Lotterie, gratta e vinci e simili sono disponibili in altri 11 locali.
A Piovene Rocchette ci sono circa 45 slot machine distribuite un po’ ovunque.
E’ solo un gioco, dice qualcuno.
Se fosse così non meriterebbe di occuparsene, ma se si verificano dipendenze è opportuno intervenire per non lasciare sole le famiglie davanti a dramma.
I primi passi sono: prevenzione e informazione.
La prevenzione può avvenire in vari modi:
Ma prima di tutto è necessario approfondire la vera portata del fenomeno a Piovene Rocchette e le risorse vanno spostate dove il problema è più serio e dove ci sono più probabilità di riuscita.
Spetta quindi all’assessorato alla famiglia predisporre una documentazione conoscitiva sul problema approfondendo specificatamente la realtà di Piovene Rocchette.
Solo dopo sarà possibile decidere come intervenire sul problema.
Giocare al gioco d’azzardo vuol dire cercare di vincere. Da dove vengono i soldi per le vincite? Da tutti quelli che giocano: tutti sperano di vincere, ma alla fine vincono in pochi e vincono tanto più quanto più gente partecipa al gioco.
In una tombola casalinga il totale va in pareggio, nel senso che si distribuiscono esattamente i soldi raccolti e quindi prima o poi tutti dovrebbero recuperare le somme che hanno investito.
Non così nei giochi d’azzardo, perché una quota delle somme investite va al gestore, una quota va in spese, una quota va allo Stato, … quindi, alla lunga, non si può mai vincere: quel che vince è il banco, cioè Stato e gestori.
Ci sono giochi che hanno un rendimento più alto?
I calcoli li ha fatti il Ennio Peres professore di matematica e informatica (http://www.laroulette.it/conoscere/la-matematica/le-probabilita/speranza-matematica).
I risultati sono riassunti qui a fianco. La colonna rendimento ci dice quale percentuale dei soldi investiti viene restituita.
La tabella sfata molti miti, infatti si evince:
Eppure si gioca perché si è convinti che a perdere saranno gli altri, perché investendo una somma piccola si può ottenere una somma molto maggiore.
Ma quant’è l’effettiva probabilità di vincere il massimo premio?
Non serve essere matematici per conoscere le probabilità, la legge obbliga le società concessionarie a dichiararlo. Le trovate qui oppure qui.
Riassumiamo ancora una volta i risultati.
Dalla tabella si vede che alla roulette 1 giocatore vince e 36 perdono, ma al Superenalotto per ognuno che vince ci sono ben 622 milioni di giocatori/giocate che devono perdere per poter finanziare quella vittoria …. ogni giocatore spera di essere l’unico fortunato (su 622 milioni), è per questo che gioca.
E’ un’associazione, promuove incontri e mostre con gli enti locali, realizza corsi. L’obiettivo è quello di svelare le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro all’immenso fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. La convinzione è che il modo migliore per farlo sia usare la matematica come una specie di “antidoto logico”, per creare consapevolezza intorno al gioco e svelare i suoi lati nascosti.
NOTE
(1) La spesa pro capite raddoppia se si tiene conto solo della popolazione con più di 65 anni secondo una ricerca di Fipac Confesercenti (http://images.auser.it/IT/f/img_biblioteca/img89_b.pdf pag 9)
(2) Per la legislazione sulla ludopatia e le varie sentenze dei tribunali vedi anche http://dirittiregionali.org/2012/11/12/il-punto-sugli-interventi-regionali-e-locali-contro-la-ludopatia/
(3) Lo dice un’indagine effettuata da Francesca Rascazzo e Monica Reynaudo e promossa dal gruppo Abele, Auser e Libera dal titolo “L’azzardo non è un gioco“ (2013). Comunque i giovani non sono immuni dal gioco, sembra siano più propensi alle giocate di poker on line. “Secondo un’indagine svolta da Kaspersky Lab l’Italia è il primo paese per visite di bambini sui siti di gioco d’azzardo. Secondo la relazione del DPA, … il 7,2% dei giovani tra 15 e 19 anni ha un rapporto problematico con il gioco, mentre il rimanente 3,2% ne è dipendente” (Altreconomia n 162 luglio/agosto 2014)
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Un’altra bella iniziativa contro la Ludopatia, sopratutto tra i più giovani, “Ragazzi in Gioco”, http://www.statistiche-lotto.it/ragazzi-in-gioco-ludopatia/
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